Il profondo legame che Emanuele Scorcelletti ha sempre mantenuto con l’Italia, e in modo particolare con le Marche, è il punto di avvio di un progetto artistico che prende il titolo di Elegia Fantastica. Le Marche tra ricordo e visione dedicato a un territorio inteso come « spazio significante. »
Attraverso un viaggio introspettivo nei luoghi del passato e legami atavici mai recisi, il fotografo apre interrogativi sul presente per trasformare un vissuto personale in una memoria collettiva.
Les lieux de mémoires, descritti da Pierre Nora, vengono rielaborati dall’artista, il quale – allontanandosi dall’accezione più strettamente storiografica e museale del termine – elabora un percorso fotografico dove le Marche costituiscono il terreno fertile, il locus primus, lo spazio primigenio per generare delle connessioni con esperienze emotive, mitiche e immaginarie, che sono nello stesso tempo personali e universali, dunque archetipiche. Tali esperienze si identificano con fatti significativi del passato e delle tradizioni appartenenti a un determinato luogo, il quale funge così da contenitore di memorie personali dell’artista e si trasforma in cassa di risonanza di sentimenti collettivi.
Il libro di Emanuele Scorcelletti raccoglie così un profondo e meticoloso percorso fotografico in bianco e nero che tocca una delle più attuali riflessioni dell’uomo contemporaneo sull’importanza dei luoghi quali elementi fondanti per definire il personale approccio all’esistere. Le Marche sono dunque le protagoniste di una ricerca sul concetto di luogo indagato nei rapporti che stabilisce con gli individui che lo abitano, che lo hanno vissuto, o che con esso hanno stretto forti legami.
Come evoca il titolo del progetto il libro si propone come un componimento poetico che, come nelle più raffinate elegie, si dividerà in due parti: quella del ricordo e quella della visione, melanconica ed evocativa la prima, infuocata ed esaltata la seconda. Immagini classiche e dalle equilibrate geometrie calibrate caratterizzano la prima sezione del libro mentre si caricano di tonalità espressionistiche e vibranti gli scatti della seconda sezione.
La pubblicazione è a cura di Cyril Drouhet, direttore della fotografia di Le Figaro Magazine e contiene contributi critici che analizzano la ricerca artistica di Emanuele Scorcelletti inserendola all’interno di un panorama artistico internazionale.
I contributi critici affrontano la ricerca del fotografo italo francese tracciando allo stesso tempo un’interessante storia della fotografia contemporanea relativa alla tematica della rappresentazione dei luoghi.
Il libro, prodotto dalla casa editrice HEMERIA, contiene circa 100 fotografie in bianco e nero e i testi critici sono tradotti in quattro lingue: italiano/francese/inglese/tedesco (una versione italiana/francese, una versione inglese/tedesca)
Lo sguardo di Emanuele Scorcelletti, noto per aver catturato il lato umano delle star del cinema e della moda, si è evoluto, ed è questa la delicatezza di questa mostra, come se questa introspezione visiva si addentrasse in una memoria sempre più lontana, sempre più imprecisa, sempre più espressionista, al limite dell'irreale. Nel suo nuovo lavoro, "Elegia Fantastica", i ricordi si confondono gradualmente e Scorcelletti si libera lentamente dalle regole tecniche tradizionali della fotografia, come quelle del tempo di esposizione o dell'inquadratura, per ottenere ritratti sbiaditi dalla luce o paesaggi in bianco e nero ipercontrastati. In questo viaggio evanescente e in questa nostalgica atemporalità, forme spettrali e leggere si evolvono in città cristallizzate dagli anni, in luoghi sacri preservati da una fede millenaria, in un mondo rurale risparmiato dalla frenesia del modernismo. Immagini in movimento che svelano un lavoro onirico come un'ode all'Italia eterna, come una poesia sussurrata alle ferite della vita in cui galleggia un certo profumo di innocenza.
Cyril Drouhet Vicedirettore della redazione di Le Figaro Magazine
Spazi, luoghi, storie, orizzonti plasmano e modellano la nostra geografia interiore e quando cerchiamo di spogliarli e capirne l’essenza questi ci svelano i motivi nascosti e profondi che li legano noi. I luoghi che ci troviamo ad abitare e quelli che le nostre origini ci portano a ritrovare, influenzano in maniera determinante il nostro approccio al vivere e li cerchiamo sempre più disperatamente per definirli e riconquistarli nell’attuale epoca della surmodernità. Così definisce Marc Augè l’epoca in cui viviamo caratterizzata dall’eccesso e da una sovrabbondanza spaziale data dalla “moltiplicazione dei riferimenti immaginifici e immaginari” e accelerata dai mezzi di trasporto che creano una sorta di spaesamento degli spazi e dove sempre più necessario si manifesta il bisogno di ritrovare i nostri spazi significanti.
Simona Cardinali Storico dell’arte dei Musei Civici di Palazzo Pianetti.
Quello che sembra oramai accomunarci tutti è allora la ricerca di una prospettiva e di un luogo cui far riferimento per trovare ricovero seppur temporaneo. I luoghi sono quindi all’interno di un percorso di una vita errante, sia materia viva sulla quale formarsi sia aspirazione ultima dove ritrovarsi. In questo punto penso si inserisca il progetto fotografico dedicato alle Marche di Emanuele Scorcelletti: una ricerca intima e personale, come quella del Guerrin Meschino, che trova in un luogo, le Marche, un ancoraggio dal quale è possibile lievemente ripartire ogni volta che se ne ha bisogno. Le origini paterne del fotografo lo portano in questa terra, dalle forme sinuose, già da bambino e le soleggiate e morbide atmosfere temperate dal mar Adriatico, che si allungano e si innalzano fino agli Appennini, segnano l’intero percorso artistico di Emanuele Scorcelletti. Anche nelle sue fotografie di star e dei grandi divi dell’alta moda, che lo hanno reso noto al grande pubblico, le Marche c’entrano.